Anche se le mie fotografie vengono spesso definite complicate, il mio modo di fare è piuttosto semplice e casuale. Percepisco, quasi “fiuto”, la possibilità di una fotografia. Cerco di seguire il ritmo delle strade, talvolta immergendomi nelle situazioni, altre volte restandone al di fuori. Tutto dipende da quello che il mondo vuole offrirmi in quel determinato momento.
Questo modo di lavorare mi fa venire in mente ciò che lessi su un noto libro di fotografia di Charles Harbutt: “ Non sono io a trovare le foto, sono loro a cercare me… io devo solo assicurarmi di avere la pellicola nella macchina ed essere pronto.”
Alle mie fotografie, tutte occidentali, mancava qualcosa: la luce tagliente e i colori intensi di questo mondo. I luoghi che ho scelto di fotografare, in cui il colore è parte integrante della cultura e la vita viene vissuta per lo più seduti sotto un baobab o calpestando questa terra rossa. In Kenya ho scoperto questo nuovo modo di lavorare, con colori saturi e accesi.
Ho capito che il colore va oltre il colore stesso. Il colore è emozione. Se il bianco e nero vengono dal cuore e dalla testa, il colore viene dallo stomaco. Credo sia assolutamente più sensuale. Un rosso può essere rassicurante, oppure minaccioso, a seconda della sensibilità, delle esperienze o della provenienza di chi osserva queste immagini…